Il successo di una serie di Viola come il mare 2 lo si può vedere dai numeri che sta ottenendo in streaming: se già la prima stagione era risultata tra i contenuti più visti su Mediaset Infinity, l’idea di proporre in anteprima sulla piattaforma i primi tre episodi ha portato, in una settimana, oltre tre milioni di visualizzazioni.
Un esperimento che ha regalato a Mediaset Infinity un successo, ma che potrebbe far preoccupare Canale 5: se tutti si fiondano on line a vedere gli episodi, chi li seguirà durante la messa in onda lineare? È un nodo che Mediaset dovrà prima o poi sciogliere: fare della propria piattaforma un vero volano dei suoi contenuti oppure lasciarla ai margini della propria offerta, relegandovi solo i contenuti già trasmessi e prodotti in esclusiva di meno appeal. Ma questa è un’altra storia.
Tornando a Viola come il mare 2, i numeri sopra riportati confermano il sincero affetto che il pubblico nutre verso una storia che, va detto, non ha assolutamente nulla di nuovo o originale rispetto ad altri prodotti. Piuttosto, il format è sempre quello proposto dalle serie Lux Vide, che si divertono a stravolgere il cast per dare un’aria di novità, anche se di nuovo c’è poco.
E Viola 2 è una perfetta prosecuzione della prima stagione: tra i tira e molla della protagonista e dell’affascinante Demir (Can Yaman), i casi di puntata, le sottotrame relative ai personaggi e la voce fuori campo che apre e chiude gli episodi (uno strumento, questo preso da Grey’s Anatomy e applicato anche a Che Dio Ci Aiuti), davvero poco è cambiato.
E se può essere un bene per quei telespettatori e telespettatrici che cercano una continuità senza stravolgimenti, può anche essere indice di scarsa creatività e voglia di far crescere il racconto. E così, anche Viola come il mare 2, nonostante la miriade di colori e di emozioni “viste” dalla protagonista, resta trasparente.
Forse il motivo del suo successo sta in questa estrema semplicità (sotto tutti i punti di vista, anche nella scelta di un cast che va a pilota automatico), che aggancia senza proporre intrecci complicati, ma che ricicla trame e sottotrame già viste altrove, facendo del lieto fine sempre e comunque quella destinazione che vediamo fin dal principio. La semplicità paga, eccome, in termini di pubblico: e in fin dei conti a Mediaset, ora, questo importa.